Che cosa è importante per il 2023?
Nel 2021, in seguito alle raccomandazioni di un gruppo di esperti, il Ministero dell’Ambiente del Sudafrica ha ufficialmente comunicato di voler chiudere gli allevamenti di leoni e, conseguentemente, di far cessare le attività connesse all’attrazione turistica legata all’interazione con i leoni, alla cosiddetta canned hunting ed all’esportazione di scheletri di leoni verso i paesi asiatici per il loro impiego nella medicina tradizionale cinese.
La decisione ha ovviamente provocato la fortissima preoccupazione sia degli allevatori sudafricani, per l’imminente fine della loro fonte di reddito, sia delle associazioni animaliste, per la prospettata soluzione di ricorrere all’eutanasia di oltre 8000 leoni.
Nel 2022 Il Ministro dell’Ambiente, Barbara Creecy, ha dichiarato che, riguardo al problema dei leoni in cattività ci sono innumerevoli indicazioni ed altrettante reazioni in contrasto, pertanto intende organizzare una commissione con il compito di censire il numero di leoni presenti in ogni allevamento, in ogni struttura e/o agenzia turistica ed il numero di scheletri immagazzinati.
Un’altra commissione avrà il compito di valutare e armonizzare tutti i pareri degli esperti per definire un unico programma di dismissione, di stilare i criteri e parametri per la selezione degli animali da abbattere e di pensare ad un tipo accordo per venire incontro alle esigenze degli allevatori che intendono collaborare alla progressiva cessazione dell’attività.
Ad esempio si potrebbe prevedere una compensazione economica ma tale ipotesi appare fattibile solo con il coinvolgimento di altri soggetti interessati come i santuari ed i rifugi protetti che potrebbero farsi carico dei leoni provenienti dagli allevamenti.
Per gli allevatori che si rifiutano di cooperare il futuro appare fosco visto che la decisione di eliminare questo tipo di attività appare irrevocabile.
Attualmente, i media di informazione riportano sempre più spesso notizie di animali abbandonati e affamati e l’Ente di Protezione Animali sudafricano ha sollecitato il Ministro a prendere rapidamente provvedimenti per affrontare il preoccupante aumento di leoni denutriti o moribondi per inedia.
Dopo tre anni dalla storica decisione del Sudafrica, in attesa del lavoro delle commissioni, il futuro dei leoni in cattività rimane quanto mai incerto.
Il declino dei leoni a livello mondiale
Prima del 1950 c‘erano più di 400.000 di leoni liberi nelle terre d‘Africa.
Oggi, solo 20.000 leoni sono classificati „wild“ ossia animali che vivono liberamente nel loro habitat naturale.
L‘ International Union for Conservation of Nature and Natural Resources (IUCN) certifica che la popolazione dei leoni a livello mondiale è diminuita di oltre 43% negli ultimi 21 anni.
La sopravvivenza dei leoni in natura è minacciata da:
• Costante sconfinamento della popolazione umana nelle aree naturali
• Conflitti di varia natura tra popolazione umana e fauna selvatica
• Malattie come la tubercolosi, la scabbia canina etc.
• L‘uso di trappole per la cattura a fini alimentari (bushmeat) soprattutto nell‘Africa centrale ed Occidentale
• Attività venatoria
Nel medesimo periodo, si è constatato un aumento del numero di leoni in cattività tanto che oggigiorno al mondo ci sono più leoni allevati che leoni liberi in natura. I leoni sono usati nei circhi e/o altre attività di intrattenimento e, ultimamente va sempre più di moda avere leoni come animali da compagnia. Il paese con il maggior numero di leoni in cattività è il Sudafrica dove gli allevamenti sono legali e numerosi. L‘interazione con i cuccioli (Cub Petting) e le passeggiate con i leoni (Lion Walks) sono ormai parte integrante dell‘offerta turistica in Sudafrica.
L‘industria dell‘allevamento di leoni in Sudafrica
L‘allevamento di leoni a livello industriale è iniziato in Sudafrica circa 20 anni fa anche se solo recentemente i media ed i giornali hanno iniziato ad occuparsene. Nel 1997 il documentario „The Cook Report“ della BBC, per la prima volta fece luce su questa attività. Nello stesso anno Gareth Patterson pubblicò il libro „Dying to be free“ in cui smitizzò la competenza Sudafricana nella gestione e conservazione ambientale e descrisse come, ancor oggi, la generale opinione positiva in merito a tale competenza sia radicata ed indiscussa. Poco dopo due attivisti ambientalisti, Chris Mercer e Beverley Pervan fondarono CACH (Campaign Against Canned Hunting), per denunciare la pratica della caccia all‘interno di piccole aree recintate senza possibilità di fuga per i leoni (per tale motivo è chiamata dispregiativamente „caccia in barattolo“). Recentemente, associazioni come Four Paws e Blood Lions hanno realizzato campagne di informazione e sensibilizzazione in merito a questa realtà.
In Sudafrica l‘allevamento di leoni è molto redditizio. Attualmente si stima che ci siano più di 8000 leoni in circa 200 allevamenti.
Ogni leone viene sfruttato dal giorno della nascita fino alla sua morte. Gli allevatori hanno ridotto il „Re della foresta“ in un banale bene di consumo più o meno come come il bestiame d‘allevamento intensivo.
La diffusione delle attività turistiche con i leoni anche in altri paesi africani sta aggravando la situazione.
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Main image courtesy of Chelui4lions